Bittersweet, A Petrelli family tribute

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CAT_IMG Posted on 25/1/2008, 22:59

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Ok, questa cosa, che nemmeno io so come definire, mi è piombata così tra capo e collo e dovevo assolutamente scriverla. Quello dei Petrelli è un terreno minato - altamente minato - e quindi la paura di tampare è sempre tanta, ma... boh, vediamo cosa ne è venuto fuori. Innanzi tutto ringrazio tanto Ery, che mi ha illuminata con le foto di due ipotetici Petrellini da piccoli *____* le trovate qui (ditemi se la seconda foto di Peter non è la fine del mondo <33333). E poi ringrazio anche Zoe ed Eide, perchè grazie a loro ormai Arthur riesco solo più a vedermelo come Marlon :wub: quindi era lui il Mr Petrelli che avevo in mente scrivendola u.u Ok, vi ho tediati abbastanza XD
*fine messaggio promozionale*


Bittersweet



New York, 1981




Più per meno fa meno. Diviso cento vuol dire spostare la virgola di due posti, quindi zero virgola ottantuno.

La biro che Nathan stava spietatamente mangiucchiando da diversi minuti trovò finalmente un attimo di pace quando il ragazzino prese furiosamente a tirare righe sul risultato che aveva precedentemente trovato, sostituendolo con quello nuovo.

Guardò il quaderno e sbuffò. Doveva venire due virgola cinque, porca di quella miseria. Non venticinque.

Sollevò il capo e gettò lo sguardo verso il terrazzo e l’uomo in canottiera che se ne stava affacciato, una sigaretta tra le dita e lo sguardo puntato in qualche misteriosa direzione che solo lui riusciva ad identificare.

Nathan ci pensò su un attimo, prima di afferrare il quaderno, alzarsi e dirigersi verso il balcone.

“Ehi, papà”

Arthur lo vide arrivare con la coda dell’occhio.

“Secondo te dov’è che ho sbagliato, qui?”

L’uomo si voltò per capire di cosa stesse parlando il figlio, e sbuffò. “Non lo so, fallo vedere a tua madre”

“E’ uscita” Nathan scrollò le spalle.

Arthur fece ancora un paio di tiri, prima di spegnere la cicca contro la ringhiera e appoggiarla nel posacenere lì accanto. “Fa vedere” prese il quaderno dalle mani di Nathan e vi gettò un rapido sguardo.

Per un attimo, Nathan si ritrovò a sperare che suo padre non trovasse l’errore misterioso e che finisse per ammettere che era stato bravo, che era tutto perfettamente giusto e probabilmente il risultato che il professore gli aveva dato era sbagliato. Per un felice e stupido attimo, che finì ben presto.

Prima, in ogni caso, che Arthur finisse la sua rassegna e rilanciasse il quaderno al figlio con uno sguardo alquanto accigliato. “Hai copiato male. La seconda riga”

Il ragazzino non ci mise molto a trovare il punto a cui il padre si riferiva: ricopiando l’espressione da un passaggio all’altro, si era perso una virgola per la strada. Imbecille. “Oh… grazie. Sai che…” esordì, ma si morse la lingua. Avrebbe voluto raccontargli che il suo professore aveva assegnato a lui e ad altri due suoi compagni gli stessi esercizi che facevano gli alunni di due anni in più. Ma sapeva che con ogni probabilità avrebbe finito per mettere in imbarazzo entrambi.

“… mh?”

“No, niente” scrollò le spalle, distogliendo lo sguardo.

“E fammi il favore di imparare a scrivere come un cristiano” e finalmente Nathan riuscì a scorgere la pallida ombra di un sorriso nel volto di suo padre “… non si capisce un accidente”

“Ma hai mai visto come scrivi tu?!” Nathan spalancò gli occhi e di colpo sembrò accendersi, ma il pianto di un bambino che si stava svegliando li interruppe proprio in quel momento.

“Vado io” fece il ragazzino senza pensarci, e in un attimo fu nella sua camera. Sorrise rassegnato di fronte al lettino a sbarre, ancora prima di guardarci dentro.

“… ehi, sei una discarica” commentò tra il divertito e il disgustato, prima di chinarsi e afferrare il bambino che tendeva le braccia verso di lui. “Non devi mangiare tutte le schifezze che ti dà mamma”

Peter aveva smesso di piangere. Adesso era concentrato sul pugnetto che stava cercando di mangiarsi, guardando il fratello con i grandi occhi spalancati e attenti, la testa inclinata da un lato. “E smettila di metterti tutto in bocca” fece Nathan spostandogli la mano, e ottenendo in cambio una carezza bavosa sulla propria guancia.

“Peter, che schifo!” ma la cosa sembrò divertire enormemente il fratellino, che gli rivolse un sorrisone sdentato.

Nathan rise tra sé, uscendo dalla camera e dirigendosi nuovamente verso il terrazzo. Quel bambolotto lo faceva ridere. Ridere. Non come una barzelletta, non come uno scherzo ben riuscito. Nemmeno come il suo professore di letteratura quando dimenticava gli occhiali e sembrava una talpa, o il suo vicino di banco Stan quando disegnava tutti i loro compagni di classe in mutande.

No. Era tutta un’altra cosa.

“Vuoi andare da papà…?” fece una volta arrivato, porgendogli il bambino. E come avrebbe dovuto prevedere, Arthur si distolse improvvisamente dai suoi pensieri, allontanandosi dalla ringhiera e dai suoi figli. “Devo andare, Nathan. A fare una… mh… telefonata” indicò con un cenno del capo l’interno della casa. “E cambialo” fece poi al figlio maggiore, lanciando ad entrambi uno sguardo decisamente poco lusinghiero, prima di rientrare.

“P… p… pa… pa…”

“Sì, papà” borbottò Nathan. In altre occasioni avrebbe trovato estremamente divertente suo fratello che imparava a parlare, probabilmente. Stupido che ci caschi sempre.

“… papà ti vuole bene, Pete”

“… p… pa…”

“Sì che te ne vuole” e Nathan non sapeva nemmeno con chi dei due stesse parlando. “Dai, lo so che mi capisci. Se vuoi provo a spiegarti matematica”

E Peter rispose con una smorfia di totale dissenso, facendo sorridere vittorioso il fratello. “Ah! Lo sapevo”

“… dov’è l’amore di mamma?”

Nathan alzò gli occhi al cielo. “Mi dispiace, devo spiegartela un’altra volta. Guarda un po’ chi arriva” e ben presto una più che mai sorridente Angela li aveva raggiunti - raggiante come solo con Peter sapeva essere – e aveva preso in braccio il più piccolo dei suoi figli, prima di stampargli un bacio sulla guanciotta morbida. “Nathan, cosa aspettavi a cambiarlo?”

Il ragazzino alzò gli occhi al cielo. “Si è svegliato due minuti fa”

“Queste cose si fanno subito”

“Sissignore” ribattè avvilito il figlio, un attimo prima che sua madre gli prendesse il volto nella mano libera, sollevandolo per poterlo scrutare meglio. Per un attimo non disse niente, limitandosi a cercare con i suoi occhi indagatori qualcosa che Nathan, onestamente, non aveva la ben che pallida idea di cosa si trattasse. Sapeva solo che quell’unghia color sangue conficcata nella guancia non era un granchè piacevole.

“Vai a finire i compiti”

“Finiti”

“… allora metti in ordine la tua stanza”

Nathan sbuffò. “E’ in ordine”

“Mh” sua madre lo lasciò andare, guardandolo con scarna soddisfazione. Peter aveva ricominciato a piangere.

“Sì, amore, mamma adesso ti cambia” e così dicendo Angela rientrò in casa, mentre Nathan si affacciava alla ringhiera e prendeva a contemplare qualcosa di noto solo a lui. E lo faceva in un modo che alla donna non poteva fare altro che ricordare qualcuno. Lo guardò per qualche istante attraverso il vetro della porta-finestra, ma durò poco.

Aveva decisamente troppo da fare, e troppe altre cose a cui pensare.


***



New York, 1991




“Hai la ragazza!” Peter piombò come un asteroide caduto dallo spazio davanti alla scrivania di suo fratello, un’espressione vittoriosa e fin troppo furbesca dipinta in volto.

“Che…? Peter, sto studiando” il ragazzo indicò il proprio libro di diritto con fare palesemente svogliato, ma il fratello non ci badò.

“Papà dice che è per questo che hai la testa tra le nuvole da quando sei tornato dal Texas”

“E che cazzo vuoi che ne sappia papà?!”

“Nathan!”

Nathan alzò gli occhi al cielo. “Scusa, mamma” fece ad alta voce, guardando per aria.

Peter si sedette sul letto di fronte a lui, tutto meno che rassegnato a lasciar perdere. “Dai, dimmi almeno come si chiama”

“Non è la mia ragazza”

“Allora qualcuno c’è”

Il fratello sbuffò, appoggiandosi allo schienale della sedia e dondolandosi sulle gambe posteriori. “… Meredith” buttò fuori con finta sufficienza.

Peter sembrò voler leggere qualcosa nell’espressione del fratello. “E’ bella?”

Nathan inarcò un sopracciglio. “Decisamente. Bionda”

Il ragazzino annuì soddisfatto. “Mh. Non sembra male”

Qualcosa scosse Nathan e lo fece ritornare alla realtà. “Ehi, ma guarda cosa mi fai dire! Non è la mia ragazza” si ricompose subito, tornando a sfogliare il libro e facendo ridere Peter.

“Ci sei andato a letto?”

Nathan lo guardò impietosito. “Non sai nemmeno cosa vuol dire”

“Certo che lo so!” Peter spalancò gli occhi.

“E chi te l’avrebbe detto?”

“… mamma”

Il ragazzo seduto alla scrivania fece una faccia inorridita. “Beh, in quel caso io preferirei davvero non saperlo”

“Vuoi che te lo spieghi?” chiese Peter interessato, accentuando l’espressione di orrore sul volto del fratello.

“No, grazie, Peter, dovrei studiare”

“Anche io ho una ragazza” Peter balzò in piedi e guardò il fratello con un ‘anche se tu non me lo chiedi mai’ stampato in fronte a caratteri cubitali.

“Wow” Nathan non sollevò lo sguardo dal libro “… e lei lo sa?”

“Non fa ridere” bofonchiò Peter, trascinandosi verso la porta, evidentemente imbronciato.

“… Peter”

Si voltò verso il fratello. Adesso Nathan lo stava guardando. “Carina?”

Peter scrollò le spalle. “Bionda” rispose, imitando inconsapevolmente il tono del fratello.

A Nathan venne da ridere. “Sei troppo giovane per farti mandare il cervello in pappa dalle bionde. Come si chiama?”

“Emily” Il volume della voce del ragazzino si fece più basso. “Oggi ci siamo baciati”

Nathan cacciò un fischio. “Allora si fa sul serio”

Peter arrossì. “Beh, più o meno. Non dirlo a nessuno” e fece per chiudersi la porta alle spalle.

“Non preoccuparti… Peter?”

“Eh”

Nathan non disse niente, e Peter si accorse solo dopo qualche secondo che gli stava guardando le mani. “Impara ad usare i pennarelli, mocciosetto”

Peter abbassò lo sguardo, per vedere le proprie mani impietosamente imbrattate da righe e scarabocchi di ogni colore.

“Grazie tante” sbuffò “… salutami Meredith” e si chiuse la porta alle spalle, facendo ridere Nathan.



***THE END***

 
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E i d e
CAT_IMG Posted on 25/1/2008, 23:28




CITAZIONE
E poi ringrazio anche Zoe ed Eide, perchè grazie a loro ormai Arthur riesco solo più a vedermelo come Marlon :wub: quindi era lui il Mr Petrelli che avevo in mente scrivendola u.u

MA AMOOOOORE! <3 Sei un tale tesoro e io ringrazio TE!

Questa fic è una vera zolletta di zucchero! Un amore! *______*
 
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Lavanda
CAT_IMG Posted on 26/1/2008, 12:10




Awwww<3

Bellissima *__*
 
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Ariel Evan
CAT_IMG Posted on 26/1/2008, 12:11




Già commentata su lj *_* Adoro il fatto che nonostante sia così tenera e zuccherosa si veda comunque la profonda disfunzionalità petrellosa, soprattutto nei comportamenti di Angela e Arthur. Riesco proprio a sentire come invece il rapporto con Peter per Nathan sia un sollievo, un qualcosa di naturale e privato e *felice* (anche se poi non sono tanto felici neanche i fratellini, per tante ragioni >_< ma nell'infanzia magari sì, un po') diverso da qualunque altro rapporto familiare che abbia. *loves*
 
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.ZooeyDriver.
CAT_IMG Posted on 26/1/2008, 15:53




carini e zuccherosi petrelliniiiiiiih*________*
e poi mi piace che tu abbia tratteggiato Arthur e Angela come due genitori pessimi e assenti, la penso anche io così!<3
 
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CAT_IMG Posted on 26/1/2008, 16:04

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Grasssie tesori :*******
 
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Mr_Eko
CAT_IMG Posted on 17/5/2008, 12:24




wow!! sono bellissimi!! *___*
mi piace più la seconda, quello del 1991, quando peter accenna a nathan che anche lui ha una ragazza.
 
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CAT_IMG Posted on 17/5/2008, 13:26

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*________* grazie mille!!!
 
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Matrioska.
CAT_IMG Posted on 17/5/2008, 13:32




Mi spiegate perché io leggo questo amore di fic SOLO adesso?!?

Cioè, è stupenda ;///; Amo i Petrellini e tu, Kim, li sai gestire benissimo *_*!!!

Un'unica cosa 8sono pignola, scusa çç):
“Fa vedere” prese il quaderno dalle mani di Nathan
Si dice "Fa' vedere" perché sarebbe "fai" troncato^^
 
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CAT_IMG Posted on 17/5/2008, 13:54

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(** grazie mille 'more, correggerò! ^^ A volte mi sfuggono queste cosucce u.u)

Matriiii ma grasssie! Tranquilla! *______* Io ci sono affezionatissima perchè probabilmente non fosse stato per questa fic non avrei mai incominciato a scrivere wee!fics, ma avevo - e ho tuttora - tantissimi dubbi su come gestirli, quindi sapere che mi riescono bene è una soddisfazione (e un sollievo) grandissima! ** Waaah.
 
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